Scattano i licenziamenti per i post su Facebook
Se “mi piace” ti licenzio! Scattano i licenziamenti per i post su Facebook
Che il Social Facebook fosse bannato dalle reti di alcune aziende ce ne eravamo fatti una ragione… Ma che scattino i licenziamenti per gusti e tematiche affrontati all’interno di un personalissimo profilo, è ragionevole?
È accaduto prima a Perugia; dove una azienda, dopo aver allonato una collaboratrice dal posto di lavoro per un post sul social, ha ritenuto nullo il licenziamento solo dopo incontro con sindacati;
poi in Sardegna, un “mi piace” di troppo e un signore si è trovato a dover giustificare all’azienda il perchè avesse messo “mi piace” ad un post; tale post avrebbe potuto avere a che fare con l’azienda stessa, scuse e motivazioni, non sono bastate e il signore in questione è stato elegantemente liquidato per vilipendio.
Ora non ci è dato sapere se il tizio fosse sul social in orario lavorativo, se il post in questione fosse davvero offensivo. Viene spontaneo ragionare e domandarsi: ma la meritocrazia in campo lavorativo non vale più niente?
Se un uomo deve essere giudicato sul lavoro da un momento di svago (sempre ammesso che sia stato fatto al di fuori dell’orario lavorativo, altrimenti sarebbe ammissibile un richiamo disciplinare di ammonimento, ma per altri motivi, non per diffamazione) come possiamo pensare di essere sulla buona strada per lo sviluppo sociale e culturale? Non dovrebbe essere giudicato per le sue doti lavorative? Come può una azienda giudicare qualcuno secondo i gusti che ha?
Non facciamo di tutta l’erba un fascio, non tutte le aziende si manifestano “permalose” o “superficiali”, ma tanto è vero che un “saio non fa il frate” quanto è vero che “il gallo che canta non fa mattina”. Per evitare queste scomode situazioni toccherebbe ad ognuno il compito di rendersi indispensabile, e ogni azienda dovrebbe rendere qualcuno indispensabile, per incentivare la produzione e l’autostima del lavoratore. Un lavoratore felice lavorerà meglio, un lavoratore frustrato per esser stato giudicato in un momento personale, farà cattiva pubblicità.
Non conosciamo il senso dei contenuti che hanno fatto prendere questa decisione a tali aziende, ma un pò di autoironia non farebbe male, un post buono o cattivo è pur sempre un referral gratuito.
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